Domenico Natella

Quattro chiacchiere con il regista e le attrici del corto “L’interruzione”



... l’opera vuole rappresentare un’ interruzione: “L’ interruzione” al pregiudizio. . .



Che cosa ti ha spinto a decidere di realizzare un nuovo cortometraggio dal titolo “L’interruzione” sull’omosessualità femminile?

Sicuramente varie ragioni, in primo luogo considero l’arte, e quindi il cinema, veicolo di emozioni importanti e quando riesce a sposare una forte tematica, riesce a far riflettere realmente, grazie al vigoroso potere di catarsi ed immedesimazione cui possiede. Ho già trattato tematiche quali la morte, il narcisismo, l’assalto inopportuno dei media alla privacy della gente, la solitudine, la follia, l’A.I.D.S. in miei lavori precedenti, quindi perché non trattare un tema così intrigante come il rovesciamento del pregiudizio sull’omosessualità femminile (o anche maschile), tematica che sento molto attuale per la società in cui viviamo.
E’ tempo di fare luce e normalizzare una visione della realtà ormai un po’ demodé. Certo l’energia, l’impegno in tale lotta, la volontà delle ragazze dell’associazione “Renée Vivien” ha dato un calcio d’inizio vigoroso al progetto, e mi ha totalmente coinvolto, soprattutto dopo un episodio di pregiudizio omofobico a cui ho potuto assistere… !
Già dal titolo, l’opera vuole rappresentare un’ interruzione: “L’ interruzione” al pregiudizio.
Si tratta di una commedia che grazie ad un approccio dolce ed avvolgente, permette un’immedesimazione totale anche ad un tipo eterosessuale lontano da tali tematiche. Il corto, la cui durata è di circa 22 minuti, è stato girato nel formato HD(alta definizione) digitale, a Roma. Le riprese sono durate due intensissimi giorni in cui abbiamo lavorato non stop da mattina notte fonda, mentre la preparazione e le prove con le attrice naturalmente ci ha coinvolto per molto, molto più tempo… il cinema non si improvvisa ma si programma a tavolino fino all’ultimo respiro.
La fotografia è di Francesco Ciccone, il montaggio di Emanuele Baldenstein, mentre le attrici selezionate dopo vari casting sono risultate essere: Sibilla Passi, Imma Sorrentino, Margi Villa (già protagonista di “Fragole a mezzanotte” mio lungometraggio sperimentale) e Margherita Monachesi.

Quando hai avuto inizio la sua carriera di regista e sceneggiatore?

E’ un po’ difficile rispondere a questa domanda siccome la passione l’ ho avuta sin da bambino. Ricordo, all’età di 8-9 anni, me stesso scrivere un piccolo copione sulla Rivoluzione Francese e farlo recitare ai miei compagni di classe con il plauso della maestra: fu la mia prima esperienza nel campo, se così si può dire, e tra gli attori/bambini c’era anche Yari Gugliucci che all’epoca era il mio compagno di classe, anzi di banco, e che adesso è un attore nazionale ben in vista. Se intende poi da adulto, è dal 1996 che studio sceneggiatura e scrivo soggetti e sceneggiature. La regia cinematografica (e il suo studio) è venuta consequenziale, anche se, già avevo diretto spettacoli e performance di danza-teatro nelle discoteche salernitane… Considero il mio un percorso più che un inizio: quando hai una personalità artistoide, è così è nel mio caso, tutto diventa un percorso in cui le esperienze del vissuto e quelle artistiche proprie ed esterne, si fondono irrimediabilmente. E’ arduo, quindi a mio avviso, marcare una netta linea di confine. La mia formazione sia teorica che pratica parte dalla città di Granada, in Spagna e da Los Angeles, capitale del cinema mondiale. In entrambe ho realizzato tre cortometraggi per città e frequentato prestigiose scuole. In Campania, l’aspetto produttivo è più complicato… Vediamo… ho realizzato uno spettacolo teatrale multimediale dal titolo”Regali caduti dal Cielo”, dove ad attori in carne ed ossa facevo sposare l’utilizzo del video; poi ho curato la regia di un festival musicale, un videoclip “Cities and Faces” per il gruppo alternativo-gothik rock”NUDE” girato tra Salerno e l’Università, e soprattutto il mio primo lungometraggio, un film sperimentale, onirico, intenso, girato interamente a Salerno, dal titolo “Fragole a Mezzanotte” e tratto da un racconto dello scrittore salernitano Felice Turturiello, anche delle video-istallazioni… vede, tutti progetti indipendenti !

Parlaci del cortometraggio.

La mia idea iniziale era quella di un documentario, in quanto ritengo fondamentale un’aderenza alla realtà e così un approccio realistico era necessario per descrivere al meglio una realtà complessa e nascosta come quella dell’omosessualità femminile. In seguito, parlando con le ragazze dell’associazione, ho capito che, non solo, sarebbe stato difficile reperire le persone adatte in breve tempo, ma che, in più, sarebbe stato difficile o inopportuno per le proprie vite spingerle nella direzione di assoluta libertà e comunicazione totale a cui volevo accedere per ottenere come autore il mio obiettivo. L’opera ha preso così un’altra piega pur mantenendo la necessità narrativa prioritaria. Il cortometraggio, infatti, anche se è da considerarsi un prodotto di mera fiction (finzione narrativa) si basa su tutta una serie di racconti di esperienze vissute da parte di ragazze lesbiche da me intervistate. Chiaramente il tutto è stato rielaborato dalla mia sceneggiatura, ed è stato metabolizzato durante il processo di creazione dei quattro personaggi che sono frutto dell’invenzione drammatica, seppur ispirandosi alle esperienze realistiche raccolte e studiate. Sara, Stella, Marika e Daniela sono quattro ragazze universitarie lesbiche che s’ incontrano ogni settimana per parlare del più e del meno, delle proprie esperienze e del proprio vissuto. Quattro amiche in cui tutti possono immedesimarsi. Quello che le caratterizza è che sono lesbiche, (lesbiche e libere di essere quello che vogliono essere, o meglio, quello che sono…) e così parlano con liberta e spensieratezza e molto, molto divertimento delle rispettive esperienze lesbiche. Alcune di loro non nascondono un percorso che è passato per un’apparente eterosessualità non convinta, altre odiano le definizioni, altre si accettano e basta, alcune rivivono i racconti delle amiche come un dejavù. Ognuna si sente libera di raccontare il proprio vissuto e comunicare alle altre il proprio punto di vista su di una società che spesso non le rispetta, le ignora, o in altre occasioni le confonde. I toni sono maliziosi e divertenti, mai volgari, i colori accesi e saturi, l’ambientazione trae ispirazione dalla pop art, il montaggio è veloce, da videoclip: grazie ai numerosi split screen ci permette una visione contemporanea delle quattro amiche. Si tratta di un’opera di facile comprensione e maggiormente immediata rispetto ad altri miei lavori. Volevo che, stavolta, lo spettatore riflettesse più sul contenuto che sulla sperimentazione narrativa e visiva. Sono sicuro che il messaggio sia chiaro e forte. Voglio che chiunque lo veda capisca che se alcune persone, facenti parte di minoranze (?), vengono rispettate dalla società nel loro diritto di esistere per quello che sono, la società rispetta anche te che non ne fai parte!

Sono previste scene di nudo in questo tuo lavoro?

Non ho nessun problema con il nudo come autore. Considero il nudo, femminile e maschile, decisamente una forma d’arte e non ho avuto problemi ad inserire scene di nudo nel mio primo film “Fragole a mezzanotte”. Il corpo è qualcosa di naturale e bello di cui non ci si dovrebbe vergognare, sentire in colpa, così come di altre cose e quindi se relazionato alla linea guida del racconto, va esibito o semplicemente mostrato, e poi dipende sempre da come si traduce in immagini. Con questo, vorrei delineare una netta differenza, tra volgarità, pornografia e arte ed erotismo. In effetti sono mondi del tutto lontani… Comunque in ogni caso si ha molto rispetto degli attori e chiaramente è qualcosa che si concorda prima, nel caso sia necessario, a livello di sceneggiatura o di una certa visione registica. Per quanto riguarda “L’interruzione” non ce ne è stato bisogno a livello narrativo. La pornografia confonde notevolmente la percezione mediatica all’universo maschile etero su cosa sia una ragazza lesbica e non volevo cadere anch’ io in questa trappola né in un cliché visivo: essere “lesbica” è ben diverso dal trastullarsi con un corpo femminile in attesa che arrivi un maschio caldo ed eccitato, non trovi?

Questo progetto è stato realizzato anche grazie al contributo dell’Università degli Studi di Salerno ?

Si infatti rientra nei progetti culturali finanziati dall’Università nell’a.a. 2003/2004 su proposta dell’Associazione Universitaria Renée Vivien. Lo considero un segno importante di cambiamento e di evoluzione e suggerirei agli addetti preposti politici di incrementare le iniziative ed i finanziamenti a favore di nuovi talenti creativi ed iniziative che promuovano attraverso il lavoro artistico dei giovani (e non più) il turismo e la cultura. Il potere ed il valore della cultura, la formazione ad esso collegata, non ha prezzo!


Vediamo ora un po’ cosa pensano le attrici del corto.

Imma Sorrentino (Sara)

Più che rispondere alle domande, preferisco scrivere un sunto di ciò che è stata per me l'esperienza lavorativa e personale del corto "L'interruzione".
Interpretare, trasformarsi...entrare nei panni di... una ragazza lesbica, parlare con le sue parole...descrivere la sua visione del mondo… urlare contro i pregiudizi della società... raccontarsi, per me non è stato difficile. Gelosie, amori,tradimenti, fanno parte di ognuno di noi quindi essere lesbica per me non ha significato andare ad interpretare un "extraterrestre" ma soltanto affacciarmi su di una parte del mondo ove esiste l'omosessualità che poi tra il mondo etero "normativo" e quello omosessuale secondo me , non si riscontrano tante diversità! ( segue)
Il personaggio poi, sono riuscito a farlo mio dandogli sfumature che appartengono al mio essere seguendo però inizialmente, una traccia registica ben delineata.
Devo ammettere però che ho dovuto lavorare un pò di più sugli atteggiamenti, sulla gestualità e sui toni e per questo, ho visto diversi film e sono andata in locali gay.
Ho osservato tanto insomma! Per me cimentarmi in questi ruoli non è un problema quindi non so perchè per alcuni possa essere difficile interpretare certi ruoli o entrare in contatto con questo tipo di realtà, forse i pregiudizi! Per andare contro corrente c' è bisogno di forza e non tutti ce l'hanno.
Io faccio teatro da diversi anni e tra i vari ruoli che ho interpretato quello a cui sono più legata e che mi ha stimolato tanto è stato quello di Sara Kane in "Psicosys delle 4.48" con la regia di Giuseppe malandrino.
Questo corto come ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa, mi ha portato a conoscere un pò meglio quella che si chiama vita e le persone che vivono questa vita.


Margherita Monachesi (Daniela)
-e’ stato difficile interpretare il ruolo di una ragazza lesbica?
SONO LESBICA.
-che rapporto hai con il personaggio?
andiamo d'accordo, ci sentiamo spesso...ogni tanto viene a trovarmi ... e prende il sopravvento.
-cosa ti ha lasciato questa esperienza?
SONO ANCORA LESBICA
-perchè per alcuni interpreti può essere un problema entrare in
contatto con la realtà g.l.b.t.?
per ignoranza e disinteresse nei confronti di questa realta’, per interiorizzazione di schemi sociali errati e preimposti, per timore, dettato dalla non conoscenza e dall'esistenza di preconcetti, per rifiuto dell'omosessualita’ e della non accettazione della coesistenza della componente maschile e femminile in un'unica natura umana.
-quali sono state le tre esperienze attoriali più interessanti a parte questa?
la principessa : "pene d'amor perduto" w.shakespeare
elena : "zio vanja" a.checov
sigismondo : "la vita è sogno" p.calderòn de la

Sibilla Passi (Stella)
1) che rapporto hai avuto con il personaggio?
ottimo, mi sono avvicinata ad una realtà a me sconosciuta,molto interessante che mi ha dato l’ opportunità di venire a contatto con un mondo nuovo... sperimentare… cio che l’ essere umano dovrebbe sempre fare.... sperimentare in tutti i sensi positivi.. Belli.. mettersi in gioco. Nessuno dice sia facile ma se non si prova si rimane fermi, statici ,e non è da me.
2)e' stato difficile interpretare il ruolo i una ragazza lesbica?
sono un' attrice ,ed in quanto tale , seppur difficile in alcuni casi , credo di poter interpretare qualsiasi parte.... ogni ruolo fa parte di noi.. magari sotto forme diverse.. sfumature evanescenti, impercettibili ...
3) come ti sei preparata al ruolo?
mi sono documentata, ho visto film che trattavano storie di ragazze omosessuali e sono entrata in chat lesbiche, ho cercato di capire a fondo la psicologia che sta dietro il significato di essere lesbica.. è stato un lavoro bellissimo.
4)pensi che alcuni attori ritengano problematico entrare in contatto con la realtà g.l.b.t e perchè?
un attore è soprattutto una persona ...quindi chiaramente sì, pregiudizi, paura di ciò che non è non è conosciuto, .. la mente umana è terribilmente complicata, che devi fare..
5) cosa ti ha lasciato questa esperienza?
è stato il mio primo corto, sicuramente molto forte e particolare come prima esperienza, un tour de force immenso per tempi brevissimi, tensioni , stanchezza. Avere a che fare con personaggi molto " forti" mi scuote e stimola.


Margy Villa (Marika)
Per prima cosa , scrivo a tutte, Domenico + le ragazze dell'associazione. Grazie a tutti voi per avermi scelto, ogni volta che qualcuno sceglie me, mi da fiducia e per me il teatro e il set, sono motivo di crescita creativa e professionale.
1) che rapporto hai avuto con il personaggio?
Non è stato difficile interpretare il ruolo di una ragazza lesbica, di Marika , perchè io gioco con i personaggi e mi emoziono davanti alla loro sensibilità,li scavo fino addirittura ad immaginare come può battere il loro cuore, e in realtà un 1% di Margi Villa resta per dar vita al personaggio, con la sua salute, che per un attrice è importante. Non è stato difficile perchè grazie a forum di discussione con amici , è nato il personaggio di Marika, la parola , fonte di discussione che ha fatto crescere Marika.
2)e' stato difficile interpretare il ruolo i una ragazza lesbica?
Con , Marika ho un rapporto confidenziale, la prima domanda che mi sono fatta, è ed era, se fossi stata io lesbica, cosa avrei fatto?
risposta : mi sarei comportata come Marika , ma a differenza essendo più naturale e cercando di non farmi influenzare dalla realtà cristiana occidentale.
3) come ti sei preparata al ruolo?
Questa esperienza mi ha lasciato la voglia di lottare come pochi giovani che lottano ancora per dei diritti umani, come vivere da gay o lesbica.
4) pensi che alcuni attori ritengano problematico entrare in contatto con la realtà g.l.b.t e perchè?
Al ruolo mi sono preparata come al solito studiando e leggendo molti libri, interviste, foto,film, insomma il regista Domenico mi ha fatto studiare sempre più delle altre attrici e devo essere sincera lo ringrazio perchè il successo dei miei personaggi è frutto del suo starmi addosso, chiedendomi hai studiato? dimmi , ect
grazie Domenico
5) cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Non è stato un problema entrare nella realta gay e lesbica perchè avevo già amici, ma è un mondo con una sensibilità profonda direi molto profonda, un mondo fragile, parlando con donne lesbiche capisci molte cose e denota in me una crescita del mondo. Altri attrici hanno problemi perchè denotano una ristrettezza direi italiana, essere attrici significa darsi senza problemi, dare la tua mente e il tuo corpo in prestito a un personaggio.
6)quali sono state le esperienze attoriali più interessanti a parte questa?
In questo momento devo molto al mio lungometraggio, fragole a mezzanotte, ai miei 2 spettacoli che debuttano tra poco in teatro a Roma .


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