L'INTERVISTA
Intenso, provocatorio, trasgressivo incontrare Domenico Natella
(film maker, sceneggiatore, video artista, poeta etc.) significa
trovarsi di fronte un essere in continua evoluzione; equivale
ad entrare in un mondo fatto di luci ed ombre, significa imparare
a guardare il mondo da un occhio bambino, mondo, a tratti, improvvisamente
tinto di rosso. Nella sua dimensione la parola d’ordine
è arte, a tutti i costi: anche se ciò comporta il
rischio di rinunciare alla vita.
Incontro Domenico Natella, nella sua meravigliosa
casa, contrassegnata da invadenti contrasti di luci ed ombre,
quelle luci e quelle ombre tanto presenti nei suoi lavori,. E’
reduce da una ventina di precedenti lavori cinematografici di
vario tipo, dal corto al film sperimentale, dalla video-arte al
videoclip e video-teatro realizzati in Italia, Spagna e U.S.A.
i tre paesi dove Domenico si è formato come regista e sceneggiatore
(www.domeniconatella.com). Con i suoi lavori Domenico ha vinto
8 premi e menzioni a festival italiani ed internazionali. “La
sinergia nel cinema è fondamentale“---mi dice. Io
parto:...
Ti vedo innanzi a me e mi viene in mente la parola:
arte. Cosa significa per te vivere la vita in una dimensione artistica?
Un sogno ad occhi aperti. a volte, un incubo L’arte è
vita:. Nell’arte è nascosto il significato stesso
della vita, il suo senso, anche quando sembra che ci allontaniamo
da essa, L’arte è creazione e la creazione avvicina
l'uomo alla divinità generatrice.
E’ metabolizzare la vita stessa, non solo la tua, è
connettersi all’energia
dell’universo: è cogliere l’istante profondo,
il vero battito pulsante del mondo.,il momento del sogno importante
tanto quello della veglia!. Entrambi sono aspetti paralleli dell’esistenza.
Il rapporto tra sogno e realtà è
presente, in modo frequente, nelle tue opera. La dimensione onirica
che valore ha nella tua produzione artistica?
E’ parte integrante del mio percorso artistico, del processo
artistico in sé e, spesso, l’incipit di base .
Altre volte, invece, è un punto di arrivo.
E nella tua opera “Fragole a mezzanotte“
(film underground con l”attrice Margi Villa) che valore
attribuisci al sogno? La narrazione, in questo caso, avviene all’
interno di una dimensione reale, onirica o in una dimensione rappresentante
l’inconscio?
In effetti, la risposta è compresa nella domanda che mi
hai posto, in quanto, nell’ ossessione della protagonista,
Lucrezia, trentenne borghese che intraprende un viaggio allucinato
tra passato e presente, la linea di confine tra dimensione onirica,
realtà e subconscio, è così confusa da trasformare
la sua vita in una non vita, il suo essere in un non essere. Volevo
entrare nelle dinamiche della mente ed il film si è trasformato
in un incubo ad occhi aperti., in una discesa agli inferi del
nostro inconscio. Il film segue le teorie freudiane in modo viscerale.
Altre tue opere sembrano non lasciare intravedere
alcuna speranza , mi riferisco ad esempio al corto “Hoy
no estoy pa nadie,(corto spagnolo vincitrice di 5 premi,vedi:
www.domeniconatella.com). Hai pensato alla dimensione sociale
del lavoro di film-maker?
Si abbiamo un duro compito noi film maker ah,ah (ride) quello
d’illustrare la vita , l’umanità di un personaggio,
la sua verità, ma in fondo, l'unica verità esistente
è che non esiste una verità assoluta. Il film è
un mezzo!!!
Penso che in gran parte delle mie opere sia presente un discorso
sociale.
Quando in Regalos caidos del cielo ( altro corto spagnolo con
Mario de la Torre Espinosa, attore e co-autore dell'opera vedi:www.domeniconatella.com)
parlo di una coppia a cui viene rubata la privacy per intrattenere
il morboso pubblico televisivo.
Un po’ la dimensione del ‘Truman show?
Inevitabilmente! Tutto è frutto della nostra epoca…dicevo,
in Regalos, opera in seguito presentata al pubblico italiano in
una versione teatrale (con Imma Sorrentino e Danilo Autero, vedi:www.domeniconatella.com)
il messaggio sociale è più che mai presente, quasi
un richiamo al potere mediologico narrato nel romanzo 1984 di
George Orwell . La dimensione sociale è presente anche
ne “L'interruzione“,corto-manifesto contro le discriminazioni
di genere e di orientamento sessuale (interpretato da Margi Villa,
Imma Sorrentino, Sibilla Passi, Margherita Monachesi.)
Temi forti...che un pubblico abituato a prodotti
più leggeri o “politicamente corretti“ osserva
con difficoltà, ma a renderti angelico, “diabolico”
Domenico, è la sua intensa attività professionale
di formatore negli istituti scolastici e non solo dove affronti
tematiche tutt’ altro che “politicamente scorrette”
e forti con un'esaltazione dei “buoni” ed “antichi”
sentimenti. Come coniughi queste due anime?
Che ipocrisia!!! Il termine “politically correct“
è un controsenso. L’ arte conserva la sua purezza
sorgiva nelle sue forme più pure la politica no!
Intendevo dire che fornisci prodotti che possono
turbare i benpensanti…ovviamente la mia era una provocazione…
…stavo al gioco….(ride). Io penso che tutto faccia
parte della realtà che ci circonda. L’arte ne rappresenta,
di volta in volta, solo una parte, un aspetto, una dimensione,
e a volte il suo contrario Allo stesso tempo, credo che il compito
dell’arte non sia solo quello di mero intrattenimento, ma
sia anche quello di aprire una strada nelle coscienze delle persone.
Nel caso del cinema questo avviene per via emozionale. Per quanto
riguarda la mia attività di formatore credo che nei corti
del progetto “Giovani Fautori“( progetto di Cristina
Buoninfante e Anita Ricci) : “Il mistero della polvere blu“,
“Questione di bulli“ e “Super(h) eroe “
credo di aver intrapreso un percorso sociale sin dalla fase di
scrittura dei testi. Credo che tali lavori possano dare allo spettatore
un segno dei tempi in cui un adolescente vive e si confronta oggi.
Ho voluto lasciare un margine di ironia, di speranza alle storie.
Non si vuole illustrare altro che una possibilità di scelta
per l'adolescente confuso come l'incontro con un professore che
sceglie di salvare uno studente dall'illegalità diventando
suo amico, e rivelandogli la sua umanità, i suoi dubbi,
la sua crescita. Nella realizzazione di questo progetto, abbiamo
avvicinato i ragazzi a tale modus operandi. I ragazzi ne sono
rimasti affascinati e colpiti. La maggior parte dei ragazzi non
aveva mai recitato, né si era confrontato con le problematiche
annesse al cinema, perciò partecipare ad un corto, brillantemente
ed attivamente, come attori e tecnici ha insegnato ad i "giovani
fautori" tante cose, sia umanamente che tecnicamente; ha
permesso loro di sviluppare lo spirito di gruppo e di affrontare
la timidezza tipica della loro età. Ad ogni modo, tutto
ciò, non ne fa dei registi, né degli attori, soltanto
dei ragazzi più avvezzi al mondo delle immagini e forse,
per questo, più consapevoli del nostro mondo, del loro,
e del mondo moderno in se. Questo è, a mio avviso, un risultato
significativo, importante, necessario. Sono sicuro che quando
vedranno i nostri lavori proiettati sul grande schermo i ragazzi
si emozioneranno tantissimo e comprenderanno fino in fondo le
varie fasi del processo cinematografico.
In che senso?
Credo che la creatività sia l’arma più intrigante
per combattere il malcostume della dispersione scolastica a favore
dello sviluppo di un'intelligenza emotiva. Non partiva tutto da
un sogno? - dicevamo in precedenza... ("La vida es sueno"
- Calderon De La Barca)
Quale differenza c?è tra i tuoi cortometraggi
e la tua video-arte?
Nella maggior parte dei miei lavori filmici cerco di conservare
un livello di visionarietà e di sperimentazione, una visione
pittorica, anche se tutto resta vincolato alla storia che voglio
raccontare.
Nella video arte (vedi “Birth life and death” con
l’attore Antonello De Rosa e “Take off your sin“,
con la coreografa americana Rokaya Mikhailenko vedi ho favorito
il lato performativo dell’esperienza. Spero di tornare presto
a questo mezzo che offre maggiore libertà espressiva e
creativa in quanto non sei vincolato ad una storia come per il
cinema ma solo all’idea.
Per completare il quadro della tua poliedricità:hai
parlato di “Regali caduti dal cielo” versione teatrale,
quali differenze hai riscontratoi nella regia cinematografia e
in quella teatrale?
Cambia il mezzo , la tecnica, il linguaggio ma il punto di vista
del regista può conservare una certa visione di fondo.
Il teatro, in genere, viene considerato (per innumerevoli ragioni
storiche e tecniche) un mezzo più libero. Alcuni film (soprattutto
sperimentali) vi si possono avvicinare ma in un altro modo.
La scrittura è per te la moglie, l'amante
o la sorella?
La moglie, l’amante e la sorella, ma anche la cucina, il
cuoco, gli ospiti e le portate, perchè tutto parte dalla
scrittura e passa attraverso la scrittura. La considero fondamentale.
Uno studioso diceva che parte della nostra evoluzione come esseri
umani la dobbiamo alla scrittura, al linguaggio. Ho appena terminato
due sceneggiature per lungometraggi scritte a quattro mani .una
“Dream on : sogni sospesi a mezz’aria” scritta
con Giuseppe Malandrino e l’altra scritta con Rossella Nicolò.
Ma veniamo ad argomenti più futili: come
è stato il tuo incontro con il mondo dorato di Hollywood?
Dorato solo in apparenza, in quanto il mio percorso formativo
ad Hollywood, è stato duro e significativo, direi fondamentale
e fatto anche di dodici ore di studio al giorno negli “Universal
studios“. In America ti insegnano la dedizione e la professionalità
per questo lavoro. Dietro i sogni luccicanti della celluloide
c’è tutto un duro lavoro.
Vasta la tua esperienza spagnola quali differenze
rinvieni tra il cinema spagnolo, quello americano e quello italiano?
Un buon film è sempre un buon film. Non è forse
così?
Il tuo sogno da regista?
Lo sto vivendo: ma è un continuo “work in progress“,
senza sosta.
Quali i tuoi riferimenti cinematografici e artistici?
Sono tantissimi essendo io onnivoro, (ride), scherzi a parte ,credo
fermamante nella stratificazione della cultura che poi è
alla base del sintetismo postmoderno Irrinunciabili: Salvador
Dalì, Andy Warhol, Stanley Kubrick, Pedro Almodovar, Madonna,
Bjork, Oscar Wilde, Jackson Pollock, Alfred Hitchcock, Billy Wilder,
David Fincher, Abel Ferrara, Derek Jarmann, Federico Garcia Lorca,
Paul Morrissey, Freud, Socrate, Aristotele, Epicuro, Byron, Foscolo,
Fritz Lang, Kirchner, Ungaretti, Octavio Paz, Kaufmann,Calderon
De la Barca, George Orwell, Shakespear, Bill Viola, Frida Khalo,
Tamara De Lempitkza, i Motus, Enzo Moscato, Baudelaire, Valere,
Apollinaire, Anais Nin, Martha Grahm, Gregory Corso, i Depeche
Mode, i Cure, Prince, Carmelo Bene, Studio Azzurro e...la lista
potrebbe continuare.
I tuoi maestri?
Gli artisti, le opere d’arte, i libri, la musica, la vita,
la fotografia, le persone intellettivamente intriganti che ho
conosciuto durante i miei viaggi e le persone che osservo per
strada.
Quale il confine tra arte e follia?
L’arte, il sogno, la follia, e l’infanzia sono gli
unici momenti/stati di libertà creatrice che abbiamo a
disposizione.
Cosa ritieni assolutamente detestabile?
L‘ipocrisia, la politica rivolta unicamente al bene personale
e non al benessere collettivo
Cosa ritieni assolutamente irrinunciabile?[b]
La verità, la spontaneità, la ricerca della felicità,
l’umanità di un individuo.
[b]A chi ritieni di dover dire grazie?
A me stesso, in primo luogo. Certo poi potremmo aggiungere mia
madre e mia sorella e i collaboratori artistici che mi hanno supportato
nelle varie esperienze.
A
chi ritieni di dover dire “avevo ragione io“?
A nessuno, ognuno deve fare le sue scelte e seguire il proprio
Karma, il proprio destino, il proprio percorso e crescere grazia
ai propri errori.
L’unico senso che so dare alla sofferenza è che alla
fine ci fa crescere e maturare.
Angela D’Onofrio intervista Domenico Natella.
per Kayenna
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