Dell'amore
cosiddetto "diverso" si occupa l'ultimo cortometraggio
del regista salernitano Domenico Natella. Si intitola "L'interruzione"
e racconta la storia di quattro studentesse universitarie omosessuali
che si confrontano tra di loro affrontando argomenti scottanti
quali la discriminazione basata sull'orientamento sessuale, il
desiderio di maternità, il modo di relazionarsi nei vari
contesti sociali strutturati per una vita eterosessuale. Il progetto
nasce all'interno dell'associazione universitaria Glbt Renée
Vivien di Salerno ed è stato finanziato dall'ateneo salernitano.
L'anteprima salernitana avverrà al Bar Teka Bega il prossimo
5 marzo alle 22, ma oggi, in concomitanza con la marcia prevista
a Napoli a favore dei Pacs, la proiezione avverrà anche
nel capoluogo campano presso la sede dell'Arcilesbica "Le
Maree". "La mia idea iniziale era orientata verso il
documentario - spiega Natella, già autore di corti sull'aids
e la morte - ma poi, parlando con le ragazze dell'associazione,
mi sono reso conto che il corto era un genere più adatto:
si basa su una serie di esperienze vissute da ragazze lesbiche
che io stesso ho intervistato". Protagoniste del cortometraggio
(scelte dopo vari casting) le attrici salernitane Margi Villa
ed Imma Sorrentino e le romane Margherita Monachesi e Sibilla
Passi. Nella fiction, Marika, Stella, Sara e Daniela, quattro
studentesse lesbiche, decidono di fare un cortometraggio basato
sulle loro esperienze che vanno dal rapporto coi genitori, con
gli amici, con le associazioni Glbt (sigla che sta per gay, lesbica,
bisessuale, transgender) a quello con la cultura e le istituzioni
abituate a percepire l'eterosessualità quale unico schema
sociale di affettività. Si tratta comunque di una commedia,
girata a Roma nel corso di due intensissimi giorni nel corso dei
quali la piccola troupe ha lavorato giorno e notte. Il risultato
è un'opera che dura circa ventidue minuti, fortemente voluta
dalle ragazze dell'associazione; ma lo stesso autore ammette di
essersi lanciato in quest'avventura dopo aver assistito ad un
episodio di pregiudizio omofobico. "La società deve
rispettare queste cosiddette minoranze nel loro diritto di esistere",
conclude Natella.
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